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Approfondimenti
TESTIMONI DELLA VERITÀ
La calda estate del
1943 fu, settantacinque anni fa, al crocevia della storia: in essa si decisero
i destini non soltanto materiali di una guerra fra le più sanguinose di ogni
tempo. Un primo colpo era stato inferto alle forze dell'Asse dalla riconquista
sovietica, in febbraio, di Stalingrado; un
Quell'anno
sarà anche caratterizzato dall'accelerata messa in opera del programma di
sterminio degli ebrei, deciso nel dicembre 1942 dalla conferenza dei gerarchi
nazisti riunita a Berlino-Wahn. E, con una intensificazione della strage degli
innocenti, imprimendo un salto di qualità anche alla storia dello spirito e
facendo emergere martiri come da secoli non si assisteva in Europa.
Nel 1943 il
perfezionamento della macchina di eliminazione degli israeliti, iniziatasi
dieci anni prima in Germania con la politica razziale, si coniugò con direttive
esplicite e implicite impartite sin dall'inizio della guerra alle truppe tedesche
(non soltanto alle SS, ma spesso anche allo stesso esercito regolare) di
ridurre al massimo l'influenza delle fedi cristiane attraverso l'eradicazione
dei testimoni, religiosi o laici, contemporaneamente a quella delle classi
dirigenti nazionali.
La falciatura dei
cristiani si dilatò in modo esponenziale dal 1943: insieme con la stessa
Germania ha interessato tutte le nazioni d'Europa invase. Il calendario dei
santi e dei beati continua, ogni anno, ad allungarsi con nuovi esempi che
trovano a termine il loro puntuale riconoscimento. "Spazzate via la Chiesa in
Polonia" era l'ordine di Hitler e della sua cricca: perché i preti facevano
parte della classe dirigente, nella rozza ideologia del Terzo Reich, che non poteva concepire come essi strutturalmente fossero
integrati con la cultura di un popolo.
Dalle migliaia di
sacerdoti, religiosi, suore e laici polacchi assassinati emergono appunto, in
quel 1943, esemplari figure come quella del beato don Zygmunt Pisarski, ucciso
il 30 gennaio e
La strage più
efferata coinvolse undici suore bielorusse che, con la superiora Maria Stella
del Santissimo Sacramento Mardosevic, soccorrevano i bisognosi, senza
distinzione fra civili e partigiani (la Resistenza nei paesi della federazione
sovietica fu particolarmente decisa), e che si erano offerte in cambio di un
centinaio di contadini: furono fucilate il primo agosto dopo una notte trascorsa
in preghiera e Papa Wojtyła le ha beatificate tutte assieme nel 2000.
Ma la Germania – dove
è cominciato il tributo di sangue dei sacerdoti alla ferocia hitleriana (si può
parlare di "primo paese occupato dai nazisti") – presenta luminose figure di testimoni,
come il canonico della cattedrale di Santa Edvige a Berlino, don Bernhard
Lichtenberg: aveva contrastato con coraggio le persecuzioni razziali,
condannando pubblicamente nelle sue omelie l'incendio della sinagoga della
capitale e il programma governativo di eutanasia, e continuando ad aiutare le
vittime del regime, sino al giorno dell'arresto, della prigionia, dell'invio a
Dachau, morendo il 5 novembre – era anziano e malato – durante il viaggio.
Anche i martiri di
Lubecca sono un esempio di Germania resistente nello spirito: i tre parroci
Johannes Prassek, Hermann Lange ed Eduard Mueller, insieme con il pastore
protestante Karl Friedrich Stellbrink, attivi nell'aiuto ai perseguitati a
qualunque razza appartenessero, furono processati, condannati a morte e
ghigliottinati il 25 novembre. I tre religiosi, canonizzati nel 2011 da
Benedetto XVI, oggi riposano insieme con il pastore nella cattedrale di
Lubecca, sotto una lastra di marmo che porta incisa la scritta: "Fecero fino
all'ultimo il loro dovere di preti".
E appartiene alla
categoria dei santi, anche se della Chiesa ortodossa, il giovane tedesco Alex
Nella schiera dei
santi laici il contadino austriaco Franz Jägerstätter, condannato alla pena
capitale per essersi rifiutato di partecipare, da cristiano, alla guerra di
Hitler, ghigliottinato il 9 agosto 1943, beatificato nel 2007 da Benedetto XVI:
una drammatica morte in totale solitudine (persino dalle strutture ecclesiali)
ma esempio di radicalità evangelica. Un altro austriaco canonizzato è Jacob
Gapp, marianista, opposto sino dall'inizio all'annessione del suo paese alla
Germania e costretto a fuggire in Francia, dove la Gestapo lo aveva arrestato
con l'inganno: anche lui, "testimone della verità" (come lo aveva definito Papa
Wojtyła), ghigliottinato dopo un processo sommario. E concludiamo con i due
martiri italiani che aprono la lunga schiera dei nostri santi in seguito all'occupazione
tedesca: i due sacerdoti di Boves, don Giuseppe Bernardi e don Mario Ghibaudo,
sacrificati dalla ferocia della rappresaglia contro un intero paese, quando
furono uccise venticinque persone, in spregio alla parola data, e i due preti
(don Berardi addirittura arso vivo) che sino all'ultimo erano corsi in aiuto
alla popolazione. Dagli esempi fatti possiamo dedurre in quanti modi si siano espressi, nel corso di una guerra senza pietà, i valori dello spirito che, settantacinque anni dopo, permettono di scommettere ancora sulla dignità umana.
Angelo Paoluzi
© L'Osservatore Romano
- 20 novembre 2018
Foto a cura della redazione di www.missionerh.it |